Classe 2^ della Scuola Secondaria di 1° grado “Caterina Cittadini” di Calolziocorte

Calolziocorte

In seguito ad un incontro con un biologo e ad un’uscita didattica nella palude di Brivio, gli studenti si sono cimentati nella scrittura di un testo utilizzando la scrittura collaborativa ed allegando una documentazione fotografica inerente al luogo visitato. 


Ciao! Indovinate chi sono!

Sono il “luogo del cuore” di grandi e piccini che abitano a me lontani e vicini; sono l’habitat ideale e l’acquitrino più dolce e carino per uccellini, pesciolini e animali di ogni specie, che senza di me rischierebbero l’estinzione.
Se volete trascorrere una giornata all’insegna della natura e del silenzio, passate da me!
Se mi volete trovare, nell’Italia Settentrionale dovete cercare e, in particolare, a cavallo tra i comuni di Calolziocorte, Monte Marenzo, Brivio e Cisano Bergamasco dove il fiume Adda vagando, dopo essere uscito dal lago di Como, mi ha creata.  

Adoro tenere i miei piedi immersi nell’acqua, ma il mio viso verde salvia è sempre rivolto verso il cielo. I giunchi sono allineati a contornare il mio volto, formando boccoli marroni che mi scendono sulle spalle. Le meravigliose ninfee formano, sul mio pallido viso, piccole lentiggini che mi rendono affascinante.
Avete indovinato? Sono la PALUDE DI BRIVIO! 

Modestamente, sono ancora un vero angolo di paradiso, dove l’uomo non è quasi giunto o è arrivato in punta di piedi, con visite da parte di appassionati (solitamente ornitologi): un’oasi incontaminata, formata dall’Isola della Torre e dall’Isola del Serraglio, anche se un tempo mi dividevo in più isole, ora sempre meno visibili a causa dell’erosione provocata dal fiume Adda. 

Il mio ambiente è un terreno pianeggiante che dal porto di Brivio segue l’Adda fino ad Olginate, mentre sul versante bergamasco costeggia la località Bisone.
Mi estendo su ben 302 ettari (sono la più grande zona paludosa del territorio bergamasco). Ho un’altitudine media di 200 metri sul livello del mare e attualmente sono profonda 80 cm. 

Nel corso dei secoli, il vagare del fiume ha dato luogo a variazioni di percorso molto evidenti e questo dinamismo mi ha resa un ecosistema prezioso, che ospita forme di vita animale e vegetale molto varie e caratteristiche: lungo le mie sponde crescono greti e saliceti, strettamente fluviali; sui miei specchi d’acqua galleggiano ninfee e nannufari, tipicamente palustri, mentre nei miei boschi igrofili regnano betulle, pioppi, salici rossi, querce e le alnete, ossia maestosi ontani neri.
Tra le mie amiche piante, pensate un po’, vi è anche l’Equiseto, detta “dinosauro vivente” a causa della sua immutata forma fin dalle origini.

Oltre alle specie vegetali, molte sono le specie animali che popolano i miei specchi d’acqua: carpe, sia regina che specchio, tinche, anguille e pesci gatto. Sono il rifugio per anfibi rari quali il tritone crestato italico, la rana di Lataste e rettili come la testuggine palustre europea. Fino alla metà degli anni novanta, nelle mie acque nuotavano anche savette e alborelle, ora scomparse. 

Poiché il mio fondale è, come ho già detto, abbastanza basso, l’acqua si scalda molto rapidamente nel periodo primaverile, favorendo lo svezzamento degli avannotti e la presenza in massa di aragoste di acqua dolce.
Negli ultimi anni, purtroppo, gli ecosistemi delle mie acque sono stati gravemente minacciati dalla presenza del pesce siluro, originario dell’Europa orientale, anche se fortunatamente i danni sono stati limitati.
Il gracidare delle rane mi culla durante le notti calde d’estate dove il cielo, senza nessuna nuvola, mostra le timide stelle e la grande luna, che illumina la mia superficie con l’aiuto delle lucciole che svolazzano divertite. Insieme formiamo un incantevole spettacolo di luci.
In primavera ospito molti uccelli di passaggio che tornano, dopo essere partiti in autunno per andare verso luoghi più caldi, accompagnati dai loro piccoli, allegri e chiassosi. 

Ho molti amici affezionati come, ad esempio, un’innamorata coppia di Airone Cenerino. Li conosco già da cinque anni, da quando, per la prima volta, si sono trasferiti su un salice piangente. Li ho osservati per un po’ di tempo e ho notato che ogni mattina, all’alba, il maschio si alzava per preparare la colazione all’amata andando a pesca di gustosi pesciolini. Poi tornava a casa per svegliare la compagna regalandole un fiore profumato.

 La mia avifauna (in parole povere: gli uccelli) è infatti molto varia. Essa è caratterizzata da numerose specie di uccelli acquatici non comuni: oltre agli aironi cenerini, tarabusini, germani reali, cormorani, porciglioni o voltolini che si appollaiano sulle mie rive, quando nel frattempo folaghe, fischioni, alzavole, codoni, marzaiole e mestoloni pescano nel mio bacino lacustre. Sono l’habitat ideale per gli uccelli palustri come garzaie, tuffetti, migliorini di palude e coppie di cigni reali. E, se siete particolarmente fortunati, potreste avvistare specie vulnerabili come il martin pescatore e il falco di palude. 

Oltre ad essere un angolo di natura davvero unico, nascondo un tocco di storia: in epoca napoleonica la nobile famiglia dei Cantù di Brivio era solita ospitare nei weekend il vicerè d’Italia Eugenio di Beauharnais, grande appassionato di caccia, per il quale costruì nell’Isolone del Serraglio, agli inizi dell’Ottocento, il Casino, un piccolo casolare per le sue amatissime battute di caccia. Oggi il Casino del viceré è un rudere che non racconta quasi nulla del nobile e illustre ospite per il quale era stato costruito; esso è, però, la testimonianza che io, essendo l’habitat naturale per molti uccelli, attiravo anche selvaggina come lepri, volpi e persino lupi che di notte scendevano dai monti per cercare di che sfamarsi.

A dire la verità, a quei tempi ero molto onorata di ospitare una persona di tale importanza, ma fortunatamente oggi nessuno viene più a cacciare sulla mia terra!
Nell’ambito del parco di cui faccio parte sono presenti anche molte testimonianze interessanti di ingegneria idraulica, tra le quali i navigli e le chiuse di Leonardo a Trezzo. Fra le opere di ingegneria civile è notevole il ponte di ferro di Paderno. Per l’archeologia industriale un esempio di intervento urbanistico ottocentesco è il villaggio operaio di Crespi d’Adda, ora patrimonio dell’Unesco. Notevoli sono anche le quattro centrali idroelettriche sull’Adda come quella di Semenza a Calusco d’Adda, la Centrale Bertini e la Esterle, entrambe a Porto di Cornate d’Adda e la Taccani a Trezzo sull’Adda.  Come potete constatare, ci sono un sacco di cose interessanti da vedere!  In particolare, grazie alla fauna e alla flora che ospito, studiosi e scolaresche spesso vengono ad osservarmi e studiarmi. Per la biodiversità che mi caratterizza e per il complesso ecosistema di cui faccio parte sono conosciuta e famosa in tutta la Lombardia e questo fatto mi rende molto orgogliosa!  

Bene! Mi sembra di essermi presentata nel miglior modo possibile.
Venite a visitarmi e scoprirete un paradiso immerso nell’oro dei canneti, incorniciato dal verde delle montagne sullo sfondo, dove terra e vegetazione si fondono magnificamente, che magari passando distrattamente in auto non immaginereste nemmeno. Venite per fare una bella passeggiata a piedi oppure con quegli strani aggeggi che voi chiamate biciclette.