Nuove sfide per il trattamento delle acque reflue: la direttiva UE 3019/2024

Obblighi più stringenti per l’Italia e gli Stati membri, con focus sulla sostenibilità ambientale, la riduzione delle emissioni e l’energia rinnovabile nei sistemi di depurazione

Nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 12 dicembre 2024 è stata pubblicata la direttiva n. 3019 del 27 novembre 2024, concernente il trattamento delle acque reflue urbane, che gli Stati membri dovranno recepire entro il 31 luglio 2027. Lo Stato italiano, purtroppo, non è ancora riuscito ad attuare pienamente i precedenti obblighi (sono numerose le procedure di infrazione in corso per inadempimenti alla precedente direttiva n. 91/271/CEE), e ora l’asticella viene alzata ulteriormente.

L’attenzione dell’Unione Europea, finora riservata agli agglomerati con più di 2.000 abitanti equivalenti, si estende fino alla nuova soglia di 1.000 abitanti equivalenti.

Per gli agglomerati con 10.000 abitanti equivalenti o più, situati in aree sensibili all’eutrofizzazione, vengono potenziati i trattamenti terziari per la rimozione dei nutrienti fosforo e azoto totale, per i quali entreranno in vigore limiti più restrittivi. Per gli stessi agglomerati, nelle aree in cui l’accumulo di microinquinanti rappresenta un rischio per l’ambiente o per la salute umana, vengono introdotti trattamenti quaternari per la rimozione di sostanze, principalmente di origine farmaceutica, che possono inquinare l’acqua anche a basse concentrazioni.

Ma soprattutto, la nuova direttiva conferma il contributo già richiesto per l’accesso ai finanziamenti PNRR destinati al sistema depurativo e alle reti fognarie ad esso collegate, puntando alla progressiva riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, al miglioramento dei bilanci energetici e alla transizione verso un’economia circolare.

Già entro il 31 dicembre 2030, il 20% del consumo totale annuo di energia degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane che trattano un carico di 10.000 abitanti equivalenti o più dovrà essere generato in loco (o altrove) da parte (o per conto) dei proprietari o dei gestori. Entro il 2045, la neutralità energetica di tali impianti dovrà raggiungere il 100% a livello nazionale.

Gli obiettivi dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane trascendono la qualità dei corpi idrici e la salute dei loro utilizzatori, in un’ottica ormai di piena sostenibilità. Ai sistemi idrici è richiesto, nel conseguire il miglioramento delle acque e l’accessibilità ai servizi igienici, di non arrecare effetti significativi sulle altre componenti ambientali e di contribuire allo sforzo di mitigazione dei cambiamenti climatici in atto. Inoltre, devono favorire la circolarità nell’uso della risorsa idrica, promuovendo il riutilizzo dell’acqua e il recupero dei rifiuti del trattamento, massimizzando la prevenzione e incoraggiando il recupero delle risorse, in particolare fosforo e azoto.

 


ARTICOLO A CURA DELL’UFFICIO D’AMBITO DI LECCO